A discapito delle sue dimensioni, il Brasile ha mostrato in passato una forte capacità di reazione alle crisi in modo più rapido di tanti altri Paesi.
Qual è la situazione attuale del Brasile di forte alla crisi del Covid-19? Qualche giorno fa abbiamo dibattuto sull’economia brasiliana con il presidente del Bndes (l’equivalente di Cdp in Brasile) in un proficuo evento promosso dall’ambasciatore Francesco Azzarello. Dall’analisi dei dati presentati si è constatato che l’immissione da parte della Banca centrale di una quantità così ingente di liquidità in questi mesi di crisi ha fatto sì che in quasi tutti i settori, tranne alcuni di servizi, l’attività economica sia già tornata ai livelli pre-Covid di febbraio. Oltre a questo, la banca agirà con la logica di una banca di investimenti privata, entrando anche nel capitale dei private equity, con priorità nei settori dei servizi di sanità ed igiene pubblica, oil&gas e green economy, oltre a facilitare strumenti per la protezione del rischio di cambio. Parliamo di liquidità domestica perché le riserve in dollari di oltre 350 miliardi sono rimaste quasi inalterate durante la crisi e danno conforto al Paese in relazione al suo debito. Questa è la situazione in Brasile oggi. In questo contesto non sorprende vedere come il settore dell’agrobusiness, che vale circa il 20% del pil brasiliano, non abbia mai smesso di crescere neanche durante la crisi. Quest’anno è record per le raccolte di soia, caffè, cotone e altre colture e, a parità di terra coltivata, le nueve tecniche dell’industria 4.0 o fertilizzanti di ultima generazione fanno la differenza. E in questo le aziende italiane presenti, come Engineering o Biolchim, per citare due nomi, si distinguono positivamente. Chi si interessa di questo settore sa che la superficie coltivata in Brasile vale solo il 7,6% del suo territorio e il settore è molto attento a una crescita sostenibile a dispetto di tante informazioni fuorvianti che circolano. Un recente studio realizzato dal ministero dell’agricoltura statunitense vede il Brasile come il primo Paese al mondo capace di aumentare la sua capacità di produzione di alimenti del 40% nei prossimi 6 anni (contro il 15% della Cina e il 10% degli Usa). Tornando sull’asse Italia-Brasile, le aziende italiane stanno giocando un ruolo chiave. Fca non ha frenato gli investimenti e sta rivoluzionando l’offerta commerciale alimentando la supply chain di Pmi Italiane; Pirelli presente da oltre 90 anni, ha inaugurato il più grosso centro di testing un mese fa alle porte di San Paolo. Tim con i suoi 55 milioni di clienti è entrata nella partita dei pagamenti digitali, Enel è il primo operatore di energia in Brasile con ambiziosi programmi di espancione e creazione del primo distretto digitale metropolitano. Chiesi ha inaugurato i suoi nuovi uffici e sta valutando acquisizioni strategiche in un settore, quello farmaceutico, che continua a crescere a doppia cifra. Queste grandi aziende fanno parte ormai del tessuto aziendale brasiliano e durante il Covid si sono mobilitate tutte, come per esempio Pirelli, che ha donato l’equivalente di 4 milioni in pneumatici. Le nuove misure di Simest sono arrivate con un tempismo perfetto perché, grazie a questi incentivi, abbiamo visto negli ultimi due mesi varie Pmi italiane aprire filiali commerciali fabbriche in Brasile. Al di là dei contributi, comunque, vediamo tanti progetti e interessi in diversi settori. Per citare alcuni esmpi, Genera (energy saving), Fisia (sanitation), CrLab ( beauty), TecnoCap (packaging), Melegatti, Liguori, Salov (alimentare), SoftLab(It-Cybersecurity), Nuova Temas (automative). E sul retail due casi di sucesso in crescita come Bacio di Latte, con target 100 punti vendita, e Intimissimi – Calzedonia che è cresciuta del 400% nell’e-commerce durante la crisi.
Graziano Messana
Managing director GM Venture e presidente Camera di Commercio italiana di San Paolo.
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